Come ogni lavoro grafico che si rispetti, la creazione e/o riproduzione di un brand necessita di un accurato lavoro progettuale. In particolare, la creazione di un logo dall’aspetto efficace, d’impatto, immediatamente riconoscibile e facilmente memorizzabile è un’operazione che generalmente impegna i creativi di un’azienda (o società specializzate incaricate dall’azienda stessa) per molto tempo.
La parola chiave più utilizzata in tale ambito è semplicità. O, se vogliamo scovare un termine più raffinato, minimalismo. Infatti, tutti i maggiori esperti di cultura visuale saranno pronti a confermare che tanto più un logo è ben realizzato quanto più il combinato disposto tra forme e colori è improntato a una “pulizia” di fondo che rasenti la stilizzazione. Le ragioni di tale equazione chiamano direttamente in causa le qualità del logo individuate poc’anzi.
- Un logo deve essere efficace, ovvero deve comunicare immediatamente, e con pochi elementi grafici, l’identità del marchio e/o del prodotto a esso legato, il suo spirito e il suo sistema valoriale.
- Un logo deve avere un impatto immediato, dunque deve possedere delle caratteristiche grafiche che gli consentano di spiccare su qualsiasi tipo di sfondo.
- Un logo deve essere riconoscibile, deve essere cioè percepito all’istante come unico e inconfondibile, legato senza ombre di ambiguità a un determinato marchio e a nessun altro.
- E infine un logo deve essere facilmente memorizzabile: ogni potenziale cliente deve essere in grado di richiamarlo alla memoria con facilità estrema.
Molti brand di successo devono una percentuale non trascurabile della loro popolarità al potenziale iconico del loro logo. Si pensi agli archi dorati di McDonald’s, al celebre swoosh della Nike o alla mela stilizzata della Apple. Ma anche al di fuori di questa ristretta élite esistono esempi virtuosi in tal senso, tutti accomunati dallo stesso grado di stilizzazione di forme, linee e colori.
Tale stilizzazione ha un duplice scopo. Da un lato, come detto, favorire l’identificazione e la memorizzazione del marchio da parte del cliente; e dall’altro favorirne la riproduzione. Infatti, un’altra caratteristica che determina il successo di un logo è il suo coefficiente di riproducibilità. Questo anche per una questione meramente tecnica.
Molto banalmente, un logo deve necessariamente essere riprodotto, su materiali e in scale tra i più disparati. E solo un’estrema pulizia del tratto può garantire un alto livello di uniformità tra le varie versioni, evitando così di generare confusione. Proprio per questo motivo, generalmente un logo viene concepito dapprima come uno schizzo disegnato a mano, quindi come immagine raster – ovvero generata al computer come un normale disegno – e infine come immagine vettoriale.
Che cosa comporta questo passaggio? In poche parole, un raster è un’immagine – fotografica o disegnata – composta da un certo numero di pixel: e ovviamente maggiore è la concentrazione di pixel sulla superficie dell’immagine e più alta sarà la risoluzione di quest’ultima. Le immagini raster sono delle immagini finite, prive di dinamicità: nel senso che hanno delle dimensioni e una risoluzione stabilite e inviolabili, se non a costo di compromettere la qualità dell’immagine stessa. Ad esempio, se noi prendiamo un tipico file .jpg (per citare uno dei formati di file immagine più diffusi sul web) e lo ingrandiamo, otterremo sì un’immagine più grande, ma dalla qualità compromessa; se l’ingrandimento è considerevole, cominceremo a distinguere i contorni dei singoli pixel, che ci appariranno come dei grossi quadrati colorati. In poche parole, la continuità fotografica garantita dall’immagine nelle sue dimensioni originarie risulterà alterata, per non dire completamente dissolta da una semplice operazione di ingrandimento.
Un’immagine vettoriale si comporta in maniera diametralmente opposta. Essa non è formata da pixel, bensì da una combinazione elementare di linee (rette o curve), poligoni e colori. Ciò le consente di essere scalabile sia verso il basso che verso l’alto (quindi rimpicciolita o ingrandita) praticamente all’infinito, senza perdere di risoluzione. Un vantaggio non da poco, dal momento che ciò rende un eventuale disegno presente nell’immagine riproducibile su un foglio A4 come su un cartellone di 5 metri di larghezza.
Ne consegue che, al giorno d’oggi, il cosiddetto “passaggio in vettoriale” dell’immagine di un logo rappresenta uno step fondamentale dell’elaborazione grafica dello stesso. Al punto che gli studi di grafica specializzati in questo tipo di lavori si affidano a software sempre più sofisticati deputati a svolgere tale operazione, anche se il più accreditato rimane Adobe Illustrator. Pertanto, quando si lavora alla definizione di un logo che dovrà accompagnare il lancio di un prodotto o di un marchio, affidarsi a dei professionisti del settore è fondamentale. Un grafico esperto e capace saprà sicuramente coniugare le esigenze espressivo-comunicative dell’azienda con un tratto e uno stile puliti e intellegibili, e soprattutto con i necessari accorgimenti tecnici in grado di rendere il logo riproducibile all’infinito, in qualunque grandezza e su qualsiasi tipo di materiale.