“Perché se ho detto che il colore deve essere rosso non basta? Un rosso resta pur sempre un rosso, no?”

Questa è la domanda che molti di voi si pongono quando vi vengono chiesti mille dettagli sui colori delle stampe che avete ordinato. Già, perché l’operatore della serigrafia o della stampa digitale chiede un riferimento più preciso per il colore da impiegare in fase di stampa?

I motivi principali di questa richiesta di informazioni sono due ed entrambi hanno lo scopo migliorare il risultato finale ed evitare spiacevoli sorprese a lavoro eseguito.

Il primo motivo è apparentemente abbastanza intuitivo. Ogni gamma di colori racchiude in sé una grande quantità di sfumature. Per esempio, il suddetto rosso può variare da un rosa carico ad un bordeaux. Sono tonalità molto diverse, vero? E sono anche molto numerose! Quando due tonalità sono molto vicine tra loro, diventa difficile capirsi tra cliente e operatore se non stabiliamo prima un “linguaggio comune” che ci permetta di comunicare con precisione le richieste. Questo linguaggio comune è appunto il riferimento colore, cioè un “codice” univoco che vi dia la sicurezza che l’operatore comprenda esattamente la tonalità che avete in mente.

Il secondo motivo riguarda invece il tipo di materiale su cui volete eseguire la stampa. Quando l’operatore andrà a stampare, potrebbe ottenere un risultato finale del tutto differente dai nostri desideri. Il colore che voi avevate visto da qualche altra parte potrebbe risultare molto più spento, oppure di una tonalità diversa o addirittura allontanarsi del tutto dalla vostra idea al punto da sentirvi presi in giro!

La cosa migliore da fare, quando volete un determinato tipo di sfumatura, è portare un riferimento colore in fase di ordine.
Potrebbe essere un riferimento tecnico come un Pantone, ovvero uno standard internazionale che permette di scegliere una precisa tonalità da una mazzetta contenente tutti i colori desiderabili e ottenibili. La mazzette Pantone sono però piuttosto difficili da reperire per chi non è del settore.
La buona notizia è che il riferimento colore può essere qualsiasi oggetto, un campione o anche un semplice pezzo di stoffa, che permette all’operatore di comprendere con certezza la tonalità richiesta e che possa essere confrontato con il lavoro finale per evitare ogni malinteso. Ecco, quel pezzo di stoffa sarebbe il “codice” univoco tra voi e l’operatore della stampa.

Ma attenzione! Non cadete nell’inganno delcolore a video“!
Grazie ai pc e ai programmi di grafica sono diventati molto comuni alcuni codici colore che ci vengono forniti in automatico utilizzando la preziosissima funzione del “contagocce”.
Una volta individuato un colore sullo schermo del pc, la funzione contagocce ci permette di posizionarci con il mouse su quel colore e individuare il codice con cui ricrearlo in maniera identica.
E allora l’inganno dov’è?
I colori a schermo possiedono una tonalità e una luminosità che non sono riproducibili in stampa. Diffidate quindi da questo tipo di esempio, preferendo campioni fisici, possibilmente su carta o tessuto.
La vostra stampa uscirà il più simile possibile a come l’avete desiderata!